Eccoci qui, ve l'avevamo detto che non dovevate aspettare poi così tanto per leggere la nuova ff. Ebbene si, le mani ci stavano prudendo da giorni, volevamo postare il primo capitolo ed infatti eccoci qui. Beh che possiamo dire come premessa? Una cosa sola...questa storia ci GASA al massimo proprio, ed è diversa dalle solite che scriviamo noi, per cui...pronte ad imbarcarvi in questa nuova avventura?
Intanto, rinnovo il bentrovato e ringrazio chi di voi ci ha seguito nelle passate ff e che ha deciso di seguirci anche in questa, e do il benvenuto a chi invece ha scelto di leggerci per la prima volta, con la speranza che non ci abbandoni e che riesca a sentirsi parte della storia proprio come succede a noi. Un bacio e buona lettura.
iNASPETTATAMENTE
Capitolo 1
Prendo le ultime cose dall'armadio prima di chiudere definitivamente la valigia. Sono passati tre mesi da quando siamo arrivati in questa città, che tra l'altro, mi rispecchia moltissimo. Abbiamo completato da pochi giorni il nuovo album, e mi posso dire totalmente soddisfatto. Abbiamo fatto un ottimo lavoro insieme a tutti gli altri. Una volta chiusa la cerniera, mi siedo sul letto, osservando dalla finestra la punta del Big Bang, che sovrasta tutta la città. Avrei voluto visitare di più Londra, ma di tempo libero ne abbiamo avuto poco. Volevamo realizzare un album che superasse ogni aspettativa, e per farlo ci siamo messi di impegno, anima e corpo, ogni giorno dentro a quegli studi di registrazione. Io e Diego non ci siamo risparmiati, e ciò che mi rende felice è che ogni nostra fatica è stata ripagata. Abbiamo prestato attenzione al più piccolo e all’apparenza anche insignificante dettaglio, ma tutte le canzoni adesso sono speciali, ciascuna ha la sua particolarità che la rende unica, e non potevamo desiderare di più.
Getto un'ultima occhiata a mio fratello che sta anche lui, chiudendo la sua valigia, poi...afferro il giacchetto di pelle sulla poltrona e mi chiudo la porta della mia stanza alle spalle, diretto in centro. Prima della mia partenza, ho un'ultima cosa da fare. Attraverso a piedi Trafalgar Square prima di ritrovarmi di fronte, Jenny. Appena mi vede, mi corre incontro, stritolandomi in un abbraccio. Mi saluta con quel suo tipico accento londinese, e cominciamo a passeggiare lungo le strade affollate, inizialmente in silenzio. Mi chiede se è tutto pronto per la partenza, e mi accorgo che mentre ascolta la mia risposta positiva il suo sguardo si incupisce lievemente. Ammetto che questo mi dispiace un po’, ma so anche che entrambi sapevamo fin dall’inizio che questo momento sarebbe sicuramente arrivato, e abbiamo comunque voluto vivere questa avventura, per cui non posso fare altro che sviare il discorso.
"Allora, questa città mi mancherà..." sospiro profondamente mentre il mio sguardo cade sul Tamigi, che sovrano attraversa la città. La ragazza, mi circonda la vita con il suo braccio, infilando poco dopo la sua testa nell'incavo della mia spalla, stringendosi forte a me. La guardo, prima di posarle un bacio dolcissimo sulle sue labbra tremendamente rosse ed invoglianti. "J. devo scappare fra poco ho l'aereo...non avrei voluto mai arrivasse questo momento..." affermo, con tono autonomo, come se fosse questa la cosa giusta da dire. La ragazza alza lo sguardo inchiodandomi con i suoi occhioni chiari, stende le labbra in un sorriso amaro, ed è lei a lasciare un nuovo bacio sulla mia bocca per poi salutarmi e soprattutto dirmi addio. Scambiamo poche parole prima di lasciarci, forse anche lei è a disagio, anche se indubbiamente non quanto me. La vedo allontanarsi a passo lento, si volta per osservarmi prima di svoltare l’angolo e sparire dalla mia vista. Me ne resto un po’ lì da solo, immobile. E’ finito tutto, e probabilmente non la rivedrò mai più. Sospiro scacciando quei pensieri e mi incammino diretto verso quella che è stata casa nostra per questi lunghi mesi. Rientro un po’ infreddolito, e trovo mio fratello intento a preparare un caffè.
"Da quand'è che prepari caffè culo? Ti ha dato di volta il cervello?" domando rientrando in cucina. In tutta risposta mio fratello mi lancia un'occhiataccia capace di uccidere. "Tu da quando sei così stronzo? Ah scusa dimenticavo, da sempre!!!"
Risponde voltandosi nuovamente verso la macchinetta. Mi lascio cadere sulla sedia mentre, con la mano tamburello sul tavolo in attesa di questo caffè, che fortunatamente non tarda ad arrivare. Finalmente, poi, mi sento totalmente libero. Libero da tutto...
Sorseggio la bevanda calda assaporando quella sensazione di leggerezza e tranquillità cercando di non lasciarla svanire nel giro di qualche minuto. Controlliamo l’orario e ci rendiamo conto che è arrivato davvero il momento di andare. Osservo con la coda dell’occhio mio fratello, mentre trascino dietro di me la valigia fuori dalla stanza. So che mancherà anche a lui tutto questo, ma forse tra i due è il più felice di ritornare a casa. Vuole riprendere a suonare, ad andare in giro ad esibirsi dal vivo, e vuole tornare dalla sua ragazza. Io…Beh io sarei anche rimasto un altro mesetto qui a godermi questo mondo che sento appartenermi più di quanto si possa immaginare. Credo, ma non sono certo, che per arrivare all'aeroporto, ci abbiamo impiegato circa una mezz'ora. Una volta fuori dal minivan, tutta la band scarica i bagagli, e fortunatamente, ci mettiamo in coda per il check in. Il tempo sembra trascorrere molto velocemente, quasi come se volesse per forza trascinarmi via da questa città, come se non fossi in grado di fermarlo. Scorre rapido tra le mie mani. Una gomitata di mio fratello mi porta alla realtà : Imbarco. Accenno un si con la testa seguendo i suoi passi che, mi conducono poi nell'aereo. Mi approprio del posto accanto al finestrino, anche perché mio fratello ha tremendamente paura di guardare giù. Mentre io invece adoro osservare le nuvole o le città che si fanno sempre più piccole, o più vicine, è un’altra di quelle cose che mi fa sentire assolutamente libero e che mi aiuta a svuotare la mente da qualsiasi pensiero. Invio un sms e spengo il cellulare, allaccio la cintura di sicurezza, e mi preparo al decollo che non tarda ad avvenire.
Dopo circa due ore, sentiamo l'annuncio che ci avvisa che sta per iniziare l'atterraggio. Eccoci a casa, nella nostra tanto amata Verona. Lo ammetto, sarei rimasto volentieri a Londra ancora un pò, ma casa, è sempre casa. Dopo aver ritirato i bagagli, ci infiliamo tutti nelle due macchine che ci stanno aspettando. Ci salutiamo tra noi, e io con mio fratello partiamo alla volta di casa.
Riaccendo il telefonino e chiamo mamma per avvisarla che stiamo per rientrare, si capisce dal tono di voce che è contenta di riaverci di nuovo tra i piedi e sorrido involontariamente immaginandola ai fornelli, occupata a preparare una cena in quantità spropositate, solo perché siamo di nuovo a casa. “Oh culo, e non ti addormentare, siamo quasi arrivati” Mio fratello sobbalza rimettendosi seduto composto, sbadiglia vistosamente e poi comincia a grattarsi ovunque, pare che abbia le pulci. Percorro finalmente il vialetto di casa mia, arrivando immediatamente davanti la porta, dove mamma ci sta aspettando. In tutto ciò Diego pare che sia appena uscito da una stanza buia. Ha gli occhi appicicaticci e non riesce a tenerli ben aperti.
"Culo, ma dormi sempre..." si volta aprendo la bocca per rispondermi, poi decide invece di non parlare, ed entra in casa scuotendo la testa negativamente.
Prima di chiudere la porta, mi volto verso le ragazze fuori dal cancello, e con un cenno dico loro che appena mi sarò dato una sistemata, sarò fuori, pronto a renderle partecipi di tutto ciò che abbiamo fatto a Londra. Lascio che mia madre mi stritoli per bene cominciando con la solita tiritera che sia io che Diego siamo sciupati, poi liberatomi dalla stretta materna, saluto mio padre, e dopo lascio che Elvis mi dia il benvenuto a suo modo, sbavicchiando qua e la. Grazie alle feste di Elvis mio fratello sembra svegliarsi del tutto, e a turno ci chiudiamo in bagno per darci una rinfrescata.
Ritorno fuori per stare un po’ con le ragazze, mentre mio fratello se ne sta ancora in casa, se prima non mangia non connette.
Appena metto la testa fuori, sento i soliti urletti che accompagnano ogni nostra apparizione. A volte però, mi sembra strano vedere ragazze imbambolarsi totalmente e non avere nemmeno la forza di strillare come tutte le altre. Le guardo, lì davanti al mio cancello, ad una ad una, chi trema, chi abbraccia l'amica e chi mi guarda con gli occhi spalancati. Mi verrebbe da dire "Si sono vero, sono vivo, mi muovo e parlo..." ma non lo faccio. Penso che anche io davanti al mio cantante preferito mi bloccherei. Sorrido come mio solito, e vedo i loro volti distendersi in un sorriso di ricambio. Sembra che molte di loro abbiano ripreso a respirare. Lo ammetto, mi sono mancate queste ragazze, queste fans, queste piccole che contribuiscono ogni giorno alla nostra popolarità. Mi fermo un pò con loro, è il minimo, il tempo necessario per regalare a tutte foto e autografi e per raccontare la nostra esperienza londinese. Mio fratello come suo solito arriva per il finale. Dispensa foto a tutte e non fa che ripetere "Scusate ma sono assonnato..." quando non capisce ciò che gli vien chiesto.
Insomma, siamo decisamente tornati alla normalità.