Bene bene, carissime raggassuole. Dady e Mely hanno unito le loro menti e hanno voluto creare una nuova fan fiction! Nella speranza di avere tante lettrici, vi lasciamo il prologo e il primo capitolo!
Buona lettura!
{ Oltre l’impossibile
PROLOGO
La vita non è mai facile, soprattutto quando il destino gioca con i tuoi sentimenti. Ed io lo so. Innamorarsi è la cosa più bella . Ma quando qualcuno ti pugnala alle spalle , e il sogno finisce, innamorarsi diventa il peggiore incubo, La tua paura più grande. Diventa per te difficile, quasi impossibile, fidarti di una persona. Testa e cuore si mettono l’uno contro l’altra. E tu a quel punto non sai più cosa fare, non sai quale sia la scelta più giusta. Non sai quale strada prendere. Speri sempre nell’arrivo di un principe azzurro su un cavallo bianco, come in una favola. Questa, però, è la realtà. Non ci sono principi azzurri su cavalli bianchi, ma solo uomini che si credono tali. Ti chiudi in te stessa, ti isoli dal mondo, e ti allontani da tutto e da tutti. Con quella paura, all'interno del tuo cuore, che, giorno dopo giorno cresce sempre di più. Ma ti convinci disperatamente che nella vita non può essere tutto nero. Speri in qualcosa, in un bagliore di luce. Quel bagliore che trovi, e a volte nemmeno te ne accorgi. Ce l’hai davanti, ma non te ne rendi conto. E quando lo capisci, ritorna il triste ricordo della delusione. Quel ricordo che non potrai mai cancellare e che resterà sempre lì. E allora ti domandi se la tua vita debba andare per forza così, se possa cambiare. Ti ritrovi cosi costretta a voltare pagina, ricominciare da capo. Anche se questo non sarà facile.
CAPITOLO 1
Ed eccomi qui, sull’aereo in partenza per Londra, dove, con mio padre, sarò confinata per qualche mese a lavorare un po’, dato che in Italia di lavori adatti ad una ventitreenne non se ne trovano facilmente, e tutto a causa di questa crisi che, in pochissimo tempo, ha stravolto il paese. Più volte avevo sperato di poter lasciare l’Italia ed ora che lo sto facendo sento già che qualcosa cambierà. Appena sarò atterrata a Londra la mia vita ricomincerà da zero. Luogo nuovo, vita nuova. Cercherò di cancellare il passato, anche se questo non vorrà abbandonare me. Ci proverò, prometto che non mi arrenderò come ho sempre fatto. Prometto che questa volta farò sul serio.
Poggio la testa sul sedile e mi volto con lo sguardo fuori dal finestrino: Stiamo decollando.
In un secondo momento lascio che lo sguardo si perda nel vuoto dove, per mia sfortuna, mi appare il suo viso. Quel viso che per due lunghi anni non ha fatto altro che raccontarmi bugie su bugie. Chiudo gli occhi cercando di cancellare quel volto che ormai ha preso il controllo della mia testa, e mi sforzo il più possibile di non piangere, ma mi ritrovo nuovamente a ieri, come se stessi rivivendo quel giorno, quel dolore. Mi ero ripromessa di non pensarci più, ma anche questa volta, come sempre, non sono io a comandare e il ricordo si fa sempre più intenso, sempre più reale.
[Il giorno prima]
Dopo aver saputo di dover partire mi dispiaceva lasciare Marco in Italia, così, dopo varie preghiere fatte a mio padre, riuscii a convincerlo a portare anche lui a Londra con noi. Ero euforica all’idea di partire per Londra con il mio ragazzo, così senza nemmeno mandargli un messaggio o fargli una chiamata uscii di casa andando con l’intenzione di fargli una bellissima sorpresa.
Arrivata a casa sua ero un po’ indecisa se suonare al campanello o aprire con le chiavi che lui stesso mi aveva dato. Ci pensai un po’ su e decisi che la sorpresa sarebbe uscita meglio se io fossi entrata silenziosamente in casa, anche perché, data l’ora, stava sicuramente ancora dormendo.
Quando arrivai nella sua camera da letto però, fu lui a farmi una sorpresa che era tutt’altro che bella. Era lì, a letto con la mia migliore amica. “No, April, non è come sembra” Cercò di giustificarsi. “Cosa? Vuoi provare a negare l’evidenza?” Dissi io uscendo velocemente da quella casa. “Da quanto tempo va avanti questa storia?” Domandai poi fermandomi e guardandolo fisso negli occhi, nella speranza di non sentirmi raccontare l’ennesima bugia. “Due..Tre mesi..Non lo so.. Avrei voluto dirtelo..Ma non volevo farti soffrire!” Mi disse lui con tono quasi dispiaciuto. Probabilmente dispiaciuto dal fatto che li avevo beccati e che, forse, non ero così ingenua come credeva. “Perché secondo te così non sto soffrendo? Va a quel paese!” Gli dissi senza lasciargli tempo di parlare e sbattendomi la porta alle spalle. Presi il mazzo di chiavi e glielo lasciai nella buca delle lettere tornandomene a casa col volto bagnato dalle lacrime. La prima cosa che feci fu iniziare a preparare le valigie. Il mio unico desiderio era quello di partire anche se, dentro di me, non avevo molta voglia di allontanarmi da Marco. Mi aveva tradita, questo è vero, ma il mio affezionarmi troppo alle persone, mi teneva ancora legata a lui, e non nascondo che il mio amore per lui non era per niente sparito, anzi, si era fatto più forte, poiché ad esso ora si era aggiunta la gelosia.
Ero gelosa di vederlo con un’altra. Soprattutto se l’altra era la mia migliore amica. La stessa che fino al giorno prima mi aveva dato consigli su consigli su come lasciarlo in Italia ed intraprendere una di quelle relazioni a distanza basate sulla fiducia.
Ora lui non apparteneva più a me, bensì ad un’altra. O forse non mi era mai appartenuto davvero. Chissà da quanto tempo andava avanti quella storia. Chissà da quanto tempo mi stavano prendendo in giro.
Mi asciugai le lacrime che si erano fatte avanti al solo ricordo della scena. Presi il telefono controllando eventuali messaggi o chiamate. Niente. Non avevano avuto nemmeno il coraggio di mandarmi un messaggio per cercare di chiarire la situazione, anche se, a pensarci bene, non c’era nulla da chiarire. La situazione era chiarissima, e avevo visto tutto con i miei occhi. La voce dell’hostess che ci dice di legarci le cinture di sicurezza mi sveglia. Stiamo per atterrare, ed io ho dormito tutto il tempo recuperando un po’ di quel sonno che avevo perso durante la nottata passata in bianco. Da un lato mi domando cosa troverò a Londra, il luogo dove è nato mio padre, dove ci sono i miei nonni e dove io passerò questi mesi. Conosco abbastanza bene la lingua, mio padre me l’aveva insegnata fin da bambina, anche perché era l’unico mezzo di comunicazione con i miei nonni che, nonostante li sentissi una volta l’anno, non parlavano benissimo l’italiano, così io fui costretta a fare dell’inglese la mia seconda lingua. E, le lezioni di mio padre unite a quelle della scuola mi erano state molto utili.
Scesi dall’aereo seguendo mio padre. La mia testa non fa che pensare a quelle ore prima di partire. “April dai più veloce, il giro turistico lo farai più tardi, ora andiamo a posare le valigie.” Mi dice mio padre riportandomi alla realtà tra le stradine Londinesi. Sposto a destra e sinistra il mio sguardo, incuriosita dalle mille meraviglie che nasconde questa città. “ Si eccomi arrivo!” Esclamo io lasciando che il mio sguardo si fermi per scattare qualche foto velocemente. Questa città è avvolta dalla bellezza tanto che persino il traffico diventa oggetto di fotografia. Una folla di persone aspetta il verde del semaforo per poter attraversare e, in meno di un secondo, anche quella foto è fatta. “April dai non siamo qui per scattare foto, ma per lavorare!” Esclama mio padre puntando il suo sguardo fisso nei miei occhi. “Ma dai papà non iniziamo mica oggi a lavorare..Quindi che fretta hai?” Gli domando. “ Io nessuna fretta, ma la nonna ci sta aspettando con il pasto in tavola. Non vuoi mica che si raffreddi?” Mio padre tocca il mio tallone d’Achille. Poso la macchina fotografica all’interno della borsa e, con gli occhi ancora sbalorditi dalla città decido di seguirlo, tanto per fare foto, avrò ancora tantissimo tempo.
Piccolina, che brutta cosa..Marco bastardoooo >__<
