E rieccomi dopo tanto, forse troppo, tempo con qualcosa di mio. Stavate per tirare un sospiro di sollievo? E invece no! Sono qui a postarvi qualcosa di nuovo. Non dico niente, spero solo che vi piaccia =)
Buona Lettura!
Una ferita. Lacera la pelle. E quel rosso vivo scorre veloce, caldo. La guardo meglio, questa volta non è totalmente rosso, no . . . forse ha una tendenza al viola. Sangue e ..veleno, ecco cos’è. Veleno che brucia sempre di più, mi sento come se qualcuno avesse appiccato un fuoco al centro del mio corpo, improvvisamente tutti i capillari ardono. Sembra l’inferno, ma non lo è. Sono straziata dal dolore, ma niente può cessarlo. E questo perché non si tratta di una semplice ferita o di un’infezione, no purtroppo no. La ferita non è visibile a nessuno, è dentro di me e non fa che espandersi minuto dopo minuto. Ed a peggiorare tutti ci sono i ricordi, sono come schegge di vetro, che ogni volta non fanno che aumentare il bruciore che sento.
Sono passati 5 mesi ormai, 5 lunghi mesi in cui sono rimasta chiusa in questa stanza, inerme, senza uno scopo, senza un obbiettivo, senza nessuna speranza, senza una meta. Ma in fondo cosa dovrei fare? Ho già provato a dimenticare ma è impossibile, ogni volta che mi allontano da quei ricordi qualcosa mi riporta bruscamente indietro, ormai mi sono convinta che è inutile.
Afferro il telefonino e guardo la data: 12 settembre, guardo fuori la finestra, oggi c’è il sole. Decido di uscire per cambiare un po’ aria, mi alzo dal letto e raggiungo l’armadio, prendo un jeans e una maglietta a caso e li indosso velocemente, afferro le chiavi dalla scrivania e scendo in salotto, mi vedo riflessa nel grande specchio che si trova quasi vicino alla porta, inutile dire che non riconosco quell’immagine, non sono più io, la pelle pallida, i capelli arruffati e non curati, le labbra secche e screpolate e gli occhi spenti, privi di quella luce che li ha sempre resi inconfondibili. Distolgo lo sguardo da quella figura ed esco, l’aria e calda e tira un leggero venticello, decido di raggiungere il parco e dopo una manciata di minuti arrivo a destinazione. Attraverso il cancelletto e raggiungo le giostrine, c’è qualche bambino che gioca, alcuni ragazzi che parlano e scherzano e qualcuno in bici, cammino verso il prato e arrivo in un posto più tranquillo dove regna il silenzio. Il vento mi accarezza la pelle e lascio scivolare via tutti i pensieri, consapevole che il dolore non scomparirà mai. Vago ancora un po’ e poi decido di stendermi sull’erba all’ombra di una quercia..chiudo gli occhi, con la mano sfioro il mio braccio destro, ma non presto molta attenzione e le mie dita incontrano una di quelle cicatrici.
Poi improvvisamente si formano delle immagini davanti ai miei occhi. Lui, i suoi occhi infuriati, le sue mani che violentemente si posavano sulla mia pelle, il vetro sparso sul pavimento e io accasciata in quell’inferno, il suo sorriso compiaciuto, le mie lacrime.
Mi ritrovo con le gambe strette al petto, il respiro affannato e le guance rigate dalle lacrime, quel silenzio che poco fa regnava in quell’angolo del parco è interrotto dai miei singhiozzi, mi raggomitolo sempre di più su me stessa, sperando che quel dolore non mi sbricioli, ma niente non riesco a calmarmi, non questa volta. Il battito del mio cuore mi rimbomba nella testa, che sembra stia per scoppiare. Chiudo gli occhi, ma li riapro subito rendendomi conto che poco dopo si sarebbero formate nuovamente quelle immagini, sbatto le palpebre per scacciare via le lacrime che mi offuscano la vista e noto una figura che si sta avvicinando a me. E’ un ragazzo biondo e magro, indossa un jeans chiaro e una camicia a mezze maniche, mi soffermo sul suo braccio destro ricoperto di braccialetti, poco dopo mi accorgo che continua a fissarmi e che ormai e a mezzo metro da me, si abbassa lentamente e mi chiede se sto bene, osservo il suo viso, che è quasi totalmente coperto dai suoi capelli, le sue labbra sembrano disegnate, riesco a intrvedere i suoi occhi, così..scuri e profondi . . .
Annego in quello sguardo non accorgendomi che il ragazzo mi sta sventolando una mano davanti cercando di riportarmi alla realtà. “Hey ti senti bene?” sembra preoccupato, la sua voce mi sovrasta, ha qualcosa di particolare. Cerco di schiarirmi la gola e gli rispondo balbettando un timido “si” mi sorride e si siede di fronte a me. Una strana sensazione mi invade, quel sorriso ha emanato un calore che mi ha avvolta, quegli occhi che continuo a fissare mi rassicurano, mi dicono che da ora in poi andrà meglio. Ci spero.
Lui aveva cercato di incantarla, l’aveva ammaliata.
Ma era solo un’illusione, non era amore.
Sembrava che quel cuore fosse rivolto solo a lui.
Lui lo aveva immobilizzato, ghiacciato e lo manipolava.
Giocava con lei come se fosse una bambola di pezza, la dilaniava e la rimetteva insieme.
E poi ricominciava daccapo, una volta, due, tre e ancora…
Lui le aveva ridotto il cuore in milioni di pezzi.
Tanti piccoli frammenti.
E’ passato quasi un anno da quando ho conosciuto Luca, ricordo ancora quel periodo, anche se cerco di pensarci il meno possibile, il mio cuore era stato “sbriciolato” e avrei giurato che non sarei mai riuscita a rimetterlo insieme . . . Poi però è arrivato lui e poco alla volta, pezzo per pezzo, mi ha aiutata a rimetterlo insieme, ci è riuscito davvero? Se ci penso non riesco ancora a crederci, ma è successo, ora va meglio, sempre meglio e quello che posso dire ora è che proprio quando ho toccato il fondo c’è stato qual “qualcuno” che è arrivato e mi ha riportata alla luce, passo per passo, insieme.
Oggi c’è il sole e abbiamo deciso di uscire a goderci la giornata, sono già pronta e lui mi aspetta giù in macchina, esco dal bagno e mi dirigo verso l’uscita, prima però mi soffermo davanti lo specchio, esattamente come un anno fa. Indosso un paio di pantaloncini di jeans corti, dei sandali e un top turchese, i capelli sono sciolti sulle spalle, la mia pelle è di qualche tonalità più scura del solito per le ore passate in spiaggia nei giorni scorsi … poi osservo con calma il viso, le labbra sono rosse e morbide e gli occhi riposati e vispi, il loro verde smeraldo è acceso e lo sguardo ha riacquistato la propria luce, ma con qualche piccola differenza, è uno sguardo felice, uno sguardo di una persona che finalmente sta bene. Lui me lo ripete sempre, ogni volta che può, mi dice “ci è voluto molto ma i tuoi occhi ora splendono” e so perché lo fa, mi ha raccontato che ricorda perfettamente ancora come mi ha trovò il primo giorno in cui ci siamo visti, ero spenta, distrutta..beh in realtà lui ha usato altre parole, mi ha detto precisamente “eri accasciata in un angolo di mondo, sembravi squarciata dal dolore” non mi sarei mai immaginata di sentire una frase del genere da lui e per un attimo mi era sembrato di vedere nei suoi occhi le stesse sensazioni che provavo io, ma aveva ragione. Ora però posso dire di essere tornata a vivere la mia vita, a vivere lui.
Un’ultima occhiata alla mia figura ed esco, mi chiudo la porta alle spalle e cammino verso il cancelletto verde, lo vedo appoggiato alla sua auto e appena sente i miei passi alza lo sguardo e mi sorride, lo raggiungo e mi posa un leggero bacio sulle labbra. Entriamo in macchina e dopo circa 5 minuti arriviamo a destinazione. Un posto tranquillo e con poca gente; scendiamo dall’auto e mi raggiunge prendendomi la mano e incominciando a camminare.
Strano come possano cambiare le cose nel giro di poco tempo. Strano come sin dal primo momento ho avuto la sensazione che lui mi avrebbe fatto sentire meglio, strano il modo in cui il mio respiro va a ritmo col suo, strana la sensazione di protezione che avverto dopo tempo quando mi sfiorano le sue mani. Tutt’altro che strano, invece, è il modo in cui siamo legati, l’uno a l’altra, probabilmente per l’eternità.
Cos’era diventato il suo cuore allora?
Cosa ne era rimasto?
Erano frammenti giusto, milioni di frammenti.
Eppure adesso si sono riuniti, il cuore sembra intatto.
Incollati uno ad uno, grazie a lui.
Come diamine ci è riuscito?
Forse parliamo di Amore.
