Capitolo 2
Poggio una mano sulla sua testa per cercare di carpirne i pensieri, lo faccio da sempre, fin da quando piccolissimo è arrivato a casa. Stretto in una copertina azzurra, protetto dalle braccia di Elisa. Mi trovavo già lì ad aspettarlo, il giorno in cui è uscito dall'ospedale. Non sapevo ancora bene quale fosse il mio ruolo, la mia funzione. Nessuno me lo aveva spiegato, nessuno mi aveva mai insegnato niente al riguardo. Ero impaurita forse più di qualsiasi altro essere nell'arco di 100 km. Vedevo questa famiglia stringersi attorno a questo batuffolino dai capelli scuri e non capivo cosa li spingesse ad essere così presi da lui. Infondo cosa era? Un bambino come tanti altri, e ne avevo visti durante la mia lunghissima esistenza. Ho visto molti come me, affezionarcisi fino all'inverosimile, ma non ho mai capito da dove arrivasse tutta quella devozione verso una creatura così minuscola.
“Alyssa, dovrai occuparti di Diego”
“Che significa?” domandai
con le gambe tremanti.
Nessuna risposta giunse
a far chiarezza, solo
uno strano fruscio proveniente dalle mie
spalle, mi voltai e solo in
quell'istante si aprirono le mie ali.
Bianche, ricoperte di piume,
maestose.
Sapevo che non sarei mai stata in grado di reggerne il peso. Lo sapevo perchè non era una cosa che avevo scelto di essere.
Un angelo protettore.Noi angeli siamo esseri immortali, questo lo sanno tutti, siamo creature celesti e viviamo in un luogo paradisiaco. Alcuni di noi però, sono definiti angeli protettori. Differenti dai custodi per un punto fondamentale. Non possiamo intervenire nella vita del nostro protetto. In nessun modo.
Guardo il mio vestito bianco prima di posare lo sguardo nuovamente su Diego che sta seduto accanto alla scrivania.
“Porca miseria!!!” accartoccia un foglio di carta bianca gettandolo in terra, poi torna con lo sguardo sul tavolo, una penna blu stretta in mano, e l'altra libera, chiusa in un pugno. Mi avvicino ancora una volta a lui, e con un balzo leggero mi siedo sul bordo del tavolo. Al suo lato, proprio dove sono sempre stata, ad un passo dal suo corpo. Ad un passo dalle sue mani.
Alza lo sguardo puntandolo fuori dalla finestra, ed in quel preciso istante, un raggio di sole gli illumina il viso. Direi che è un angelo anche lui, se non fosse che so con certezza che non può essere cosi. Gli angeli non si proteggono tra di loro. Ogni protettore ha un protetto. E se io sono l'angelo, è ovvio che non lo sia anche Diego. Socchiude gli occhi infastidito per poi tornare con lo sguardo sul quaderno a quadri. Scrive qualche parola su, accompagnandola ad una melodia. Sta scrivendo una canzone, e come al solito non è convinto.
Strimpella ancora un po' cercando le parole giuste che possano sposarsi al meglio con la melodia. Quella è già chiara nella sua testa, quelle delle sue canzoni lo sono sempre state. Il suo unico problema sono le parole. Si perchè Diego è un tipo taciturno, silenzioso, preferisce non dire nulla piuttosto che dire cose senza senso. E allora per quello c'è Luca.
“Ehi Diè, tutto bene?” domanda entrando in camera.
“Si si, solito problema di parole...” afferma guardando la pagina ancora bianca. Solo qualche scarabocchio e qualche cancellatura qua e là.
“Suonala ancora...” lo esorta il ragazzo biondo. Diego afferra nuovamente la chitarra posata in terra iniziando a dar voce a quella melodia che ci ha accompagnato tutto il pomeriggio e che ormai mi è entrata in testa.
Il pomeriggio passa così, tra una parola e una nota, tra scarabocchi e aggiustamenti vari. E solo nel momento in cui è ora di cena i due ragazzi interrompono il lavoro.
Luca scende di corsa giù, pronto a prendersi il suo posto ed il suo pasto. Diego si intrattiene ancora un po' nella sua stanza per sistemare la sua fidata chitarra nella custodia. Appena chiusa la cerniera, si alza dal pavimento guardando nella mia direzione.
Sento avvampare di qualcosa che non so definire, e mi sembra addirittura per un secondo di aver preso sostanza. Di esser diventata per un attimo concreta. Di aver sentito veramente il piano del tavolo sotto il mio fondo schiena, di aver stretto tra le mani il bordo di legno.
Il ragazzo davanti a me, aggrotta improvvisamente la fronte, dopo aver spalancato per un attimo gli occhi.
Che mi abbia visto?Impossibile! I protetti non vedono i loro angeli.
Edited by ~ g i o r g i a. - 17/2/2011, 21:50